La prima volta del padiglione del Camerum
Tra le nazioni che espongono per la prima volta con un padiglione proprio alla 59ma Biennale di Venezia The milk of dreams curata da Cecilia Alemani, c’è il padiglione del Camerum The time of the Chimeras che espone in due sedi separate: il liceo artistico Michelangelo Guggenheim e Cà Bernardo.
The time of the Chimeras
Curato da Sandro Orlando Stagl e Emmanuel Paul Loga Mahon il padiglione del Camerum è una vera chimera, piena di profumi e di colori. Si entra nel chiostro dell’ex monastero dei Carmini, ora sede del liceo artistico Michelangelo Guggenheim e si viene avvolti dal profumo dei glicini e dai colori; il cotto dei mattoni, il bianco della pietra, il viola dei fiori e i mille colori delle foto, dei quadri, delle sculture e delle opere esposte nel padiglione.
Gli artisti presenti sono otto, di cui quattro appartenenti al Movimento dell’Arte Etica, che promuove la responsabilità sociale dell’arte. Il padiglione ci parla del Camerum e di tante altre cose.
Ci sono le foto evocative di Angelé Etoundi Essamba, foto di donne bellissime ispirate al mito di aracne, ci sono i funghi allucinogeni delle fake news di Francis Nathan Amiamb, l’installazione di Justine Gaga con cilindri vuoti del gas che ci parla del problema del consumo dell’energia in Africa, le opere di Shay Frisch e di Umberto Mariani.
Al centro dei chiostro Matteo Mezzadri ha creato un’installazione di mattoni che circonda l’antico pozzo, si tratta di una piccola città di mattoni, che ci viene mostrata dall’alto in una foto accanto. Matteo Mezzadri ha lanciato un progetto nella speranza che il pozzo veneziano possa diventare un pozzo reale costruito nel Camerum, dove l’accesso all’acqua è ancora spesso difficile.
Jorge R. Pombo
L’ottavo artista esposto nel padiglione del Camerum è Jorge R. Pombo.
Jorge Pombo è un artista spagnolo che vive da alcuni anni in Italia, dopo aver trascorso periodi di studio e lavoro negli Stati Uniti, in Groelendia, in Tibet e in Europa. Jorge Pombo utilizza i mezzi tradizionali della pittura, la tela, il pennello e i colori ad olio e, come un artista rinascimentale, studia minuziosamente le opere dei maestri del passato che diventano la base per la sua opera di ‘trasformazione’ che egli chiama Variazioni, come delle composizioni musicali che variano il tema principale dell’opera artistica.
Per questa sua partecipazione Jorge ha pensato ad un quadro iconico e discusso, Il Salvador Mundi attribuito a Leonardo da Vinci e venduto, nel 2017, per la cifra esorbitante di 450milioni di dollari ad un acquirente rimasto inizialmente sconosciuto, con la probabile destinazione del Louvre di Abu Dhabi. Il suo Salvador Mundi è però africano, forse camerunense, e riprende uno dei temi di questa Biennale 2022, cioè la fine della rappresentazione del mondo basato sulla concezione dell’uomo bianco occidentale visto secondo i canoni rinascimentali.
Jorge Pombo ha poi riproposto lo stesso soggetto su scala maggiore e sciolto il colore con dei solventi, fino ad ottenere tre variazioni evocative dello stesso soggetto. Le sue Variazioni, spesso su grande scala, non sono mai uguali, perché cambiano a seconda dell’inclinazione della tela durante il processo di trasformazione, dei liquidi sovrapposti al colore e, soprattutto, del gesto dell’artista.
Sono opere suggestive che vanno viste dal vivo per apprezzare appieno la materia pittorica e la tecnica.
Quello di Jorge Pombo a Venezia è un ritorno gradito, perché l’artista catalano è legato alla città, dove ha esposto varie volte, con mostre collettive o monografiche dedicate soprattutto a Tintoretto nella Scuola Grande di San Rocco, dove ho incontrato le sue opere nel 2019.
In particolare il pittore ha dialogato con il grande maestro veneziano all’interno della Scuola di San Rocco nelle due esposizioni nel 2018 e il 2019.
Jorge Pombo è anche l’unico artista vivente permanentemente esposto all’interno della Scuola Grande di San Rocco a Venezia con una Variazione sul Massacro degli innocenti di Jacopo Tintoretto.
Sicuramente chi visiterà il padiglione del Camerum tra un mese non troverà il profumo dei meravigliosi glicini fioriti rampicanti, ma troverà i colori vivaci del Camerum e una parte della sua storia.
Fiorella Pagotto