Quando Venezia sognò di essere contemporanea
Sembra strano pensare che alcuni dei più influenti architetti del Novecento come Frank Lloyd Wright e Le Corbusier avessero presentato importanti progetti per Venezia nel corso del secolo scorso. Eppure grandi progetti furono realizzati per nuove architetture veneziane negli anni Cinquanta e Settanta del Novecento.
Si trattò di opere che non furono mai realizzate, ma in fondo l’architettura vive anche di progetti e concorsi e la sua bellezza consiste nel fatto che può essere abitata, vissuta, ma anche vista, letta, e, nel caso dei modelli, toccata. Molte architetture sono esistite solo come progetti mai realizzati.
In una città come Venezia che appare immutabile, il contemporaneo sembra un corpo estraneo, a torto, se l’architettura contemporanea ha, per ovvie ragioni ‘fisiche’ occupato zone limitate nella città, l’arte contemporanea sembra godere a Venezia di una ritrovata vivacità. Da un lato ci sono le grandi istituzioni e musei che sono ormai storicizzati, come la Biennale di Venezia, la Collezione Peggy Guggenheim, la Fondazione Francois Pinault o altre realtà relativamente più recenti, come la Fondazione Emilio e Annabianca Vedova, dall’altro esistono piccole gallerie private. Queste piccole gallerie, che propongono proposte di qualità, hanno tenacemente resistito durante la pandemia, spesso rappresentando l’unica alternativa alla chiusura delle grandi strutture museali e fondazioni.
Venetia 1600, nascite e rinascite
Ai progetti irrealizzati appartengono i modelli esposti nella penultima sala della mostra Venetia 1600, nascite e rinascite . La mostra, che vede la direzione scientifica di Gabriella Belli, si propone di percorrere idealmente mille e seicento anni di storia veneziana attraverso opere d’arte, documenti, mappe, costumi, fotografie. La maggior parte delle opere di questa mostra provengono dai depositi dei Musei Civici Veneziani oppure sono state spostate per l’occasione da altri musei o chiese veneziane o semplicemente trasferite da una sala all’altra del museo in cui sono normalmente esposte.
Curata da Guido Zucconi, già docente dello Iuav e della Venice International University, la sezione dedicata all’architettura del Novecento condivide lo spazio con i quadri di Emilio Vedova e di Jackson Pollock ed ha il pregio di mostrarci dei progetti difficilmente accessibili al grande pubblico.
Frank Loyd Wright a Venezia
Nel 1952 Angelo Masieri giovane architetto, studente di Carlo Scarpa e di Frank Lloyd Wright, morì in un incidente negli Stati Uniti. La famiglia chiese all’architetto statunitense di progettare una casa sul Canal Grande che Angelo Masieri avrebbe voluta realizzata da lui, ma il progetto di Frank Lloyd Wright non ottenne l’autorizzazione e non fu mai realizzato.
I congiunti di Angelo Masieri, volendo creare quella che sarebbe diventata la Fondazione Masieri, dedicata ad Angelo, incaricarono in seguito Valeriano Pastor e, nel 1968, Carlo Scarpa che finalmente potè realizzare gli interni lasciando intatta la facciata esterna. Alla morte di Carlo Scarpa, nel 1979 il progetto fu portato a termine dai suoi collaboratori tra cui Franca Semi.
La Fondazione Angelo Masieri ha tutt’ora sede nella palazzina sul Canal Grande attigua a Palazzo Balbi, sede della Regione Veneto, è un centro di ricerca per studenti e cura mostre e pubblicazioni.
Le Corbusier a Venezia
Di più ampie dimensioni era invece il progetto che l’architetto francese avrebbe dovuto realizzare a Venezia. La realizzazione di un progetto per il Nuovo Ospedale Civile fu affidato nel 1963 a Le Corbusier .
La costruzione prevedeva un complesso di oltre 1200 posti letto da realizzarsi a Cannaregio nell’area di San Giobbe. Il primo progetto dell’architetto si adeguò all’altezza media degli edifici della città, con edifici alti meno di quattordici metri e locali disposti su tre piani, con un complesso che tendeva ad espandersi più in larghezza e stanze per i malati che prevedevano una fonte naturale di luce proveniente dall’alto per garantire uno spazio di relax. Il suo progetto seguiva un concorso, bandito in precedenza, che aveva visto, tra gli altri, i progetti di Valeriano Pastor, Daniele Calabi e Mario Dalla Costa.
Alla morte di Le Corbusier nel 1965 il suo studio continuò il progetto, che però alcuni anni dopo venne abbandonato. Recentemente l’Ospedale Civile di Venezia è stato oggetto di alcuni restauri, ricostruzioni e di riqualificazione. I lavori hanno riguardato in particolare i padiglioni Iona e Gaggia. Ai nostri giorni il complesso dell’Ospedale Civile continua a coesistere con le antiche strutture cinquecentesche e seicentesche.
La recente pandemia ci ha insegnato che un nuovo ospedale pubblico, funzionale, di dimensioni adeguate e moderno non è solo un segno di civiltà per la città e la comunità, ma anche una pressante esigenza.
Se desiderate scoprire l’architettura a Venezia e amate il restauro contattatemi per una visita privata.
Fiorella Pagotto